Teatro civile, di memoria o, come è stato chiamato in un recente dibattito all”università di Tor Vergata, teatro documento. Definizioni suggestive, ma poco importa la definizione, il Viaggio di Calipari di Fabrizio Coniglio, che andrà in scena domani alle 21 al Teatro Quirino di Roma (unica rappresentazione), è un”occasione da non perdere. E non solo per chi ha vissuto in prima persona un evento così drammatico come l”uccisione di Nicola Calipari, capo del settore ricerca del Sismi e numero due dei nostri servizi di sicurezza, ma anche per chi ne ha serbato un ricordo scolorito.
Il nostro paese non coltiva la memoria del proprio passato, anche quando celebra i 150 dell”unità d”Italia preferisce rimuovere il passato recente (ad eccezione della lodevole iniziativa della scuola Calipari di Roma) per lasciare spazio alla retorica. Il grande merito del Viaggio di Calipari è quello di rendere tutta la drammaticità dell”evento, attenendosi strettamente ai fatti documentati. La serietà rafforza la professionalità dei due giovani attori e registi dello spettacolo, Fabrizio Coniglio e Alessia Giuliani. Che ormai da anni, dalla prima rappresentazione a Torino nel 2008, seguono con meticolosità tutte le notizie, le novità di questo caso per arricchire il loro spettacolo.
È un lavoro non facile per un caso volutamente insabbiato dai nostri governi sotto la pressione dell”amministrazione Bush (vedi Wikileaks). Ma ci sono rivelazioni – anche queste volutamente ignorate – che il 4 marzo dello scorso anno Gabriele Polo ha scritto su questo giornale e che trovano lo spazio dovuto nello spettacolo: lo scontro all”interno del Sismi, tra un”ala filoamericana e un”altra più indipendente, che probabilmente non è estraneo alla morte di Calipari. Forse non sono solo le ragion di stato – il rapporto con gli Usa – ad aver determinato la rinuncia da parte dell”Italia a far valere la propria giurisdizione per giudicare Mario Lozano, il mitragliere Usa che quella notte del 4 marzo a Baghdad ha sparato uccidendo Nicola Calipari.
Evidentemente non l”unico responsabile, ma sicuramente l”uomo che in un processo avrebbe forse potuto fornire qualche elemento su quanto successo. Invece è prevalsa l”impunità per Lozano, come per tutti i crimini commessi in Iraq dagli eserciti invasori.
A oltre sei anni quel «fuoco amico» brucia ancora sulla pelle di chi non si è rassegnato alla sepoltura di Nicola Calipari con tutti gli onori. Acclamato come un eroe e poi subito dimenticato dagli stessi che lo avevano celebrato: i politici, innanzitutto. L”opinione pubblica è vittima di chi usa i media non per fare informazione ma per difendere degli interessi. Lo spettacolo di Coniglio e Giuliani scuote le coscienze senza l”uso di effetti speciali, semplicemente raccontando una storia che ha già in sé tutti gli elementi del dramma.
E offre lo spunto per un approfondimento con un dibattito pubblico che si svolgerà dopo lo spettacolo, con la mia partecipazione, quella di Andrea Purgatori e Vincenzo Macrì.
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Il viaggio di Calipari nei segreti di stato
al teatro Quirino
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25 Maggio 2011 - 11.52
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