Gli algerini determinati a cambiare il sistema, la mobilitazione continua

A un mese dall'inizio delle manifestazioni contro Bouteflika le piazze sono sempre piene, crepe anche nei partiti di governo, Fln e Rnd.

Gli algerini determinati a cambiare il sistema, la mobilitazione continua
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Giuliana Sgrena Modifica articolo

23 Marzo 2019 - 10.36


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La pioggia non ha fermato i manifestanti che anche ieri hanno invaso le piazze di Algeri e di tutto il paese. A un mese dall’inizio della protesta contro il quinto mandato presidenziale per Bouteflika, il movimento è sempre più forte.
Il messaggio di Bouteflika dell’11 marzo – rinvio delle elezioni e promessa di non candidarsi quando ci saranno e la convocazione di una assemblea inclusiva – pur essendo in qualche modo una «vittoria simbolica» per il movimento e una dimostrazione di debolezza del regime non ha intaccato la determinazione dei manifestanti, ai quali si sono aggiunti sempre più vasti settori della società algerina. È arrivato ad Algeri «per partecipare fisicamente al movimento» anche Amazigh Kateb, figlio dello scrittore Kateb Yacine, l’autore del famoso romanzo Nedjma.

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«È ORA DI PASSARE ALL’INCASSO» mi diceva nei giorni scorsi un giornalista algerino. In effetti il movimento cresce ma prima o poi dovrà affrontare il tema di come trasformare in azioni politiche la forza acquisita dal movimento.

Tuttavia sono in molti a ritenere che l’Algeria sia già nel dopo-Bouteflika e, sebbene il suo clan non abbia nessuna intenzione di cedere il potere, cominciano a traballare anche i due maggiori partiti di governo, il Fronte di liberazione nazionale (Fln) e il Rnd (Raggruppamento nazionale democratico) dell’ex primo ministro Ahmed Ouyahia. Il coordinatore del Fln – che aveva già perso molti esponenti passati con l’opposizione – Mourad Bouchareb ha espresso ambiguamente «sostegno pieno al movimento di protesta», ma senza aderire alle richieste di cambio di regime. Ha infatti aggiunto: «Occorre dialogare e costruire una nuova Algeria». Il portavoce del Rnd e braccio destro di Ouyahia, Seddik Chihab, che aveva affermato che il sostegno alla candidatura di Bouteflika era stato un errore, è stato smentito dal suo stesso partito. Ma Chihab era andato molto oltre sostenendo che l’Algeria è stata diretta negli ultimi anni «da forze non strutturate, non costituzionali, non organizzate». Forze occulte?

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I SOSTENITORI DI BOUTEFLIKA intanto stanno cercando di organizzare i giovani – che negli ultimi anni hanno ottenuto benefici grazie al finanziamento di diversi progetti – riuniti nei giorni scorsi a Sidi Freji per dare loro una sorta di rappresentanza del movimento, che però non funzionerà. E, atteggiamento inusuale per il regime algerino, è stato mandato Lamamra, nuovo vicepremier e ministro degli Esteri, in Italia, Russia e Germania evidentemente per tranquillizzare i partner commerciali.

Se il movimento ha utilizzato il web per mobilitarsi, attraverso i social passano anche operazioni che tendono a screditare il movimento o a recuperarlo per altre cause. Video di predicatori stranieri, soprattutto egiziani, circolano da giorni in rete. Si rivolgono direttamente al popolo algerino per incitarlo a instaurare uno stato islamico. Questi predicatori, specializzati nell’esportazione del jihad nei paesi dove ci sono rivolte, incitano il popolo algerino «a fare la guerra santa contro i dirigenti e chiunque voglia instaurare uno stato democratico».

GLI ALGERINI, almeno la maggioranza, ricordano che l’Algeria ha già sofferto abbastanza a causa di questa corrente oscurantista, per cui adesso sono diffidenti rispetto alle manipolazioni religiose. I manifestanti che hanno scelto il pacifismo come metodo di lotta, forse proprio per le esperienze degli anni ’90, non sembrano disponibili a cedere ai jihadisti.

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È in corso anche una campagna di demonizzazione di alcuni esponenti democratici del panorama politico algerino – in particolare Mustapha Bouchachi, avvocato ed ex presidente della Lega per i diritti dell’uomo, Zoubida Assoul presidente dell’Unione per il cambiamento e il progresso e Karim Tabbou, un ex-Ffs – la cui firma, falsa, appare sotto una piattaforma per il cambiamento insieme a quella di Mourad Dhina e Kamel Guemazi (già dirigenti del Fronte islamico di salvezza). Sono tutti indicati come alleati degli islamisti e promotori del loro ritorno sulla scena politica.

Ma su youtube possiamo trovare anche la colonna sonora delle manifestazioni, che sono sempre festose. L’adesione di molti artisti alla protesta ha fornito il materiale: una clip musicale dal titolo Liberez l’Algerie, alla quale partecipano diversi cantanti, è stata pubblicata su youtube e ripresa da altri social. La cantante Raja Meziane ha dedicato Allo le système (addio sistema) alla protesta e ha avuto 12 milioni di visioni. Superata dal rapper algerino Soolking che con Liberté, anche questa canzone pubblicata su youtube il 15 marzo, ha ottenuto 18 milioni di ascolti.

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