«Hachemi al Hamdi (il leader di Aridha, Petizione popolare, ndr) incendia Sidi Bouzid», titolava ieri Kapitalis, un sito tunisino. La rivolta contro l”esclusione di sei liste di Aridha da parte dell”Alta istanza per le elezioni (Isie) «per violazione del codice elettorale», iniziata giovedì sera, è continuata ieri con il saccheggio e l”incendio della sede del governatorato e della Guardia nazionale, l”assalto al Tribunale, dove un gruppo di giovani si è diretto verso i locali di custodia della droga sequestrata e l”ha portata via. Incendiata la sede del partito En-nadha, vincitore delle elezioni con 90 seggi. La protesta violenta si è estesa a Meknassi, Regued, Sfax, Menzel Bourghiba e in altre zone.
La città tunisina, che ha dato il via alla rivoluzione, è esplosa dopo l”annuncio dell”esclusione di Aridha, che proprio a Sidi Bouzid con oltre 48 mila voti (En-nahda ne ha avuti circa 20 mila) aveva ottenuto tre seggi alla Costituente. La rabbia ha preso di mira anche le sedi di En-nahda perché il candidato premier Hamadi Jebeli nella trasmissione di Hannibal-tv avrebbe definito «gentaglia» gli elettori di Aridha. Ieri Jebeli ha smentito e ha attribuito l”incitamento alla protesta a ex membri del Rcd, il partito di Ben Ali. La polizia, che ha sparato in aria e ha fatto uso di lacrimogeni, non riesce ad avere il controllo della situazione. Da ieri sera alle 19 fino alle 5 del mattino a Sidi Bouzid è stato imposto il coprifuoco.Ora i manifestanti minacciano di arrivare a Tunisi..
Reagendo al provvedimento Hachemi al Hamdi ha annunciato il ritiro di Aridha (19 seggi) dalla costituente, ma non tutti gli eletti sono d”accordo. Molti sono stati i ricorsi presentati all”Isie (Alta istanza per le elezioni) contro Aridha. «Il fenomeno di Aridha, è stato un attacco a sorpresa del Rcd aiutato dalla polizia politica che ha messo in campo Hamdi, un personaggio poco credibile che gioca un po” sul terreno degli islamisti ma nello stesso tempo è compromesso con la dittatura ed è ricattabile da chi finanzia la sua televisione», sostiene Sihem ben Sedrine, direttrice di Kalima, la radio della rivoluzione che non ha ancora l”autorizzazione per trasmettere. Per i candidati «quelli che abbiamo intervistato per la radio non sanno nemmeno cos”è una costituzione, sono stati presentati da forze occulte e hanno accettato di essere fedeli a chi li ha pagati», sostiene Sihem.
Hamdi, che ha fatto tutta la campagna elettorale da Londra attraverso la sua tv satellitare Mostakilla, ha certamente legami con il disciolto partito di Ben Ali, lo dimostrano alcuni candidati e soprattutto il capolista di Aix en Provence, escluso perché noto esponente del Rcd. A manovrare dietro le quinte più che Ben Ali sarebbe la moglie Laila, che non s”arrende alla rivoluzione.
A sorprendere è però il successo registrato da questo personaggio corrotto nelle zone che hanno dato il via alla rivoluzione per la «dignità». Ma forse non è così strano: gli effetti della rivoluzione a Sidi Bouzid e Kasserine non si sono ancora visti, la delusione tra i giovani è palpabile e se Hamdi è un «venditore di sogni» e per di più è un «enfant» (figlio) di Sidi Bouzid, dove l”appartenenza clanica è ancora forte, tutto diventa più spiegabile.
Le proteste hanno rovinato la festa a En-nahda. Il leader Ghannouchi continua a lanciare appelli alla calma e assicura di voler rispettare gli impegni presi nei confronti delle donne. Ma intanto sono aumentate le donne con velo integrale per le strade di Tunisi. 49 sono le candidate elette (il 22,5%), 42 da En-nahda, vista la legge elettorale (che garantiva la candidatura alternata e paritaria) e i risultati non poteva che essere così. L”unica lista con la metà dei capolista donne (il Polo democratico modernista) ha avuto solo 5 eletti, tra cui 2 donne. En-nahda, che prevede la formazione del governo entro 10 giorni, continua le trattative con i partiti laici indispensabili per raggiungere la maggioranza dei 217 membri della costituente. Due sono i partiti in gioco: il Consiglio per la repubblica di Marzuki (30 seggi) e Ettakatol (21 seggi) di ben Jaafar (che sarebbe candidato alla presidenza della repubblica). Il Partito democratico progressista (17 seggi) ha rifiutato l”offerta di En-nahda.
Nonostante la fuga di Ben Ali sembrano ancora i soldi ad assicurare il potere. En-nahda riceve molti finanziamenti anche dall”estero. Ieri abbiamo scoperto che anche dietro la protesta che blocca l”impianto dell”Eni a Tazarka vi è un miliardario populista. Ridha ben Salah, che fa commercio di macchine industriali con l”Italia, dove ha vissuto dal ”90 al ”97, ed è lo sponsor della squadra locale di calcio, ha «aperto gli occhi» ai giovani del luogo. Cosi ci hanno detto i suoi sostenitori accampati davanti all”impianto, sbarrato con gli operai tunisini e l”italiano Giacomo Croce dentro. «Noi impediamo solo il passaggio dei camion», sostengono. Abbiamo voluto andare sul posto per verificare. Difficile credere all”ingenuità dei sostenitori di Ridha. Quali sono le rivendicazioni? «Nuove assunzioni da parte dell”Eni (100, ma anche 50) di lavoratori di Tazarka, un finanziamento di 160.000 dinari (80.000 euro) alle associazioni locali, soprattutto quelle sportive, e un risarcimento di 3.000 dinari ciascuna a 300 famiglie povere per i danni ambientali», sostiene Ridha al Salah, denunciato dall”Eni, che comunque non risponde alla nostra richiesta di poter entrare nell”impianto per parlare con i lavoratori.
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Coprifuoco a Sidi Bouzid dopo una strana rivolta
Hachemi al Hamdi, leader di Petizione popolare, incendia il paese.
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29 Novembre 2011 - 11.52
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