"Rischio Algeria, islamisti all''attacco"' | Giuliana Sgrena
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"Rischio Algeria, islamisti all''attacco"'

intervista a Ben Sedrine

"Rischio Algeria, islamisti all''attacco"'
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30 Agosto 2011 - 11.52


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Sihem Ben Sedrine, portavoce del Consiglio nazionale per le libertà in Tunisia, ha appena presentato un rapporto, realizzato con altre ong, dal titolo «La Tunisia post-Ben Ali di fronte ai demoni del passato». Come giornalista è molto impegnata anche nell”Osservatorio della stampa che dovrà monitorare i media prima, durante e dopo le elezioni. Incontriamo Sihem nella nuova sede di radio Kalima, la radio della rivoluzione che non ha ancora ottenuto le frequenze per trasmettere e per ora va in onda su internet.
Partiamo subito dal problema elettorale. Perché i tunisini non si iscrivono alle liste elettorali?
La risposta più comune che ti senti dare dalla gente è «perché non sappiamo per chi votare». Non c”è interesse. Ci sono troppi partiti. C”è stata una banalizzazione della vita pubblica, la gente è disorientata, c”è una crisi di fiducia verso i partiti. Nuovi e vecchi partiti: i vecchi potevano essere lo spazio per raccogliere consenso perché la gente riconosce loro la lotta contro la dittatura.
E invece è difficile districarsi tra le decine di partiti…
La gente non li conosce, bisogna dire che a questo contribuisce anche un ruolo nefasto della stampa. Ma è vero che i partiti non sono impegnati sui problemi reali: la lotta contro la corruzione, contro l”impunità. Bisognerebbe accelerare i processi dei responsabili delle violenze durante la dittatura, invece i giovani arrestati nelle manifestazioni vengono processati subito, mentre per gli assassini si aspetta sei mesi. Ci sono i poliziotti corrotti: bisogna fare giustizia, chi si occupa di tutto questo? Solo le Ong. E poi ci sono le questioni economiche: la gente non si può accontentare di programmi elettorali. Cosa fanno per risolvere i problemi che affrontiamo ogni giorno? I partiti sono assenti dalla vita quotidiana. Dire che tutti i problemi si risolveranno dopo le elezioni non crea fiducia, si dà l”impressione che si vuole solo il potere per fare la costituzione. I soli che si muovono sul terreno, che si adoperano per la realizzazione degli obiettivi della rivoluzione sono il Pcot (Parito comunista operaio tunisino, ndr) e Ennahda (islamista, ndr).
Cosa è successo a Menzel Bourghiba, dove gli islamisti hanno assaltato una caserma e picchiato i poliziotti?
Si sono comportati da barbari contro i poliziotti, ragazzi del quartiere massacrati, quattro sono stati portati all”ospedale di La Marsa a Tunisi in fin di vita. I poliziotti hanno tirato in aria, con grande senso di responsabilità. Gli assalitori, 700-800 salafiti, hanno preso le armi, le carte di identità, non solo a Menzel Bourghiba ma in quattro altri posti. Ma è possibile il capo della polizia non avesse saputo che si stava preparando questo attacco? E invece è andato a Bizerta e l”esercito è intervenuto solo molto tempo dopo.
Sihem teme una connivenza delle forze dell”ordine e paventa il ripetersi di quello che è successo in Algeria. Soprattutto ha paura di quello che potrà succedere durante il Ramadan, per questo vuole lanciare un appello contro la violenza, cercando di coinvolgere anche Ennahda. ‘

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