Algeri. Domani l''opposizione si riprende la piazza' | Giuliana Sgrena
Top

Algeri. Domani l''opposizione si riprende la piazza'

Tra corruzione e stato d''emergenza'

Algeri. Domani l''opposizione si riprende la piazza'
Preroll

Redazione Modifica articolo

18 Febbraio 2011 - 11.52


ATF

Ferve l”attività per la preparazione della nuova manifestazione indetta per domani ad Algeri dal Coordinamento nazionale pei il cambiamento e la democrazia (Cncd). Stavolta gli organizzatori tenteranno la marcia che la settimana scorsa è stata impedita, anche se le condizioni non sono cambiate.
I partiti dell”Alleanza che sostiene il presidente Bouteflika, hanno intanto rispedito ai mittenti Obama, Sarkozi e Merkel gli appelli a contenere la forza e a permettere le manifestazioni. «Molti stati – ha detto Abdelaziz Belkhadem, segretario del Fln e rappresentante del presidente Bouteflika – usano i paesi arabi come terreno per sperimentare modelli di democrazia che vogliono imporre». Il premier Ahmed Ouyahia – dato in uscita in un rimpasto governativo sempre rinviato – ha promesso di nuovo la fine della legge di emergenza in vigore dal 1992, entro la fine di febbraio. Ma la manifestazione di domani è vietata. E la levata dello stato di emergenza quando arriverà, se arriverà, sarà troppo tardi e troppo poco. La piazza chiede la fine di un sistema antidemocratico e corrotto. Quali sono i mezzi che le autorità intendono dispiegare per vietare la manifestazioni non sono ancora note. Ma non c”è dubbio che il sistema algerino non è disposto a cedere la piazza e, approfittando delle ricchezze a disposizione per le entrate del petrolio, cerca di convincere la classi più disagiate a manifestare a favore del presidente Bouteflika promettendo lavoro e alloggi. Manterranno le promesse? È tutto da verificare, ma molte pressioni vengono fatte sulle imprese pubbliche e private perché assumano chi lo richiede e per le case anche, negli ultimi tempi le assegnazioni si sono accelerate. Questo non vuol dire che l”assegnazione venga fatta rispettando i bisogni, piuttosto si tratta di un risarcimento per la fedeltà al regime. I timori che questi settori scendano in piazza contro i manifestanti del Cncd è tutt”altro che sventato e questo rappresenterebbe uno scontro di piazza poco auspicabile, già avvenuto in Tunisia e in Egitto. I mezzi a disposizione permetteranno al regime algerino di resistere più di Mubarak e Ben Ali, tuttavia si tratta di un regime dato per esaurito anche da Abdelhamid Mehri, ex segretario del Fln (al momento dell”introduzione del multipartitismo) e firmatario degli accordi di Sant”Egidio, che ieri ha scritto una lettera aperta al «fratello Bouteflika» in cui propone una uscita dall”impasse con il dialogo attraverso un Congresso nazionale «che dovrebbe permettere di gettare le basi di un sistema democratico e di uno stato di diritto». Una proposta senza risposte, per ora.
Il Cncd invece cerca di superare le carenze della scorsa manifestazione, mentre ogni componente del coordinamento si organizza con riunioni, azioni di sensibilizzazione tra la popolazione. Una popolazione che, dopo la prova di sabato scorso, potrebbe essere rassicurata sul carattere pacifista della protesta e anche sull”infondatezza dei pericoli di atti di terrorismo paventati dal governo. Il trauma degli anni Novanta è ancora molto vivo, ma l”esempio di quanto sta avvenendo in tutto il mondo arabo sta galvanizzando i giovani. Non tutti. Ieri siamo stati a Bab el Oued, il quartiere dove in gennaio erano scoppiati tre giorni di scontri tra i venditori ambulanti e le forze dell”ordine. Quello che viene definito commercio informale e che il governo voleva reinsediare e controllare, per ora continua a occupare il dedalo di viuzze di Bab el Oued. Voi vi rifiutate di pagare le tasse? Chiedo. «Il regime ci ha sempre ignorati e noi ignoriamo lui. Per ora la polizia ci lascia in pace». Guadagnate abbastanza per vivere? «Sì, tre/quattro volte lo Smng (salario minimo garantito che è di 15.000 dinari, circa 150 euro)». Pochi andranno domani alla manifestazione, ma qualcuno ci sarà e c”era anche sabato scorso. Del resto l”indicazione del Cncd è di tenere manifestazioni ovunque. E scioperi e proteste sono ormainumerosi in tutto il paese e interessano vasti settori.
Tuttavia alla vigilia della nuova prova di forza con il regime non mancano i timori e i dubbi sulla riuscita. Omar Belhouchet, direttore del quotidiano indipendente el Watan, che insieme ad altri quotidiani ha dato spazio agli appelli dell”opposizione, è ottimista. “Abbiamo voltato pagina, nulla sarà più come prima e anche le autorità lo sanno. Tutto nel mondo arabo sta cambiando, c”è un nuovo ciclo di libertà, di rivolta sociale e politica”, sostiene. La rivoluzione tunisina e egiziana ha raggiungo l”Algeria, chiedo. ” In Algeria penso che la rivolta all”inizio sarà molto più sociale che politica, anche se con rivendicazioni politiche, la gente non accetta più che in un paese ricco non ci sia lavoro, il potere d”acquisto è diminuito, gli algerini non accettano più che tanti giovani diplomati siano disoccupati. La gente reagisce”. Forse ci vorrà ancora tempo… “Non so se ci vorrà tempo ma la spinta al cambiamento è irreversibile, già nel 2010 in Algeria ci sono state almeno 10.000 rivolte, queste continueranno, si allargheranno. Certo la costruzione della democrazia prende tempo ma si dovrà arrivare alla trasparenza, al rispetto del voto e alla libertà di espressione. La situazione tunisina e egiziana era particolare, ma nessun politologo aveva previsto quello che sarebbe successo. Il sistema politico è in evoluzione”. ‘

Native

Articoli correlati