Quindici uomini e due donne decapitati a Kajaki nella provincia di Helmand, nel sud dell’Afghanistan, roccaforte dei taleban. I diciassette dipendenti dell’amministrazione locale sarebbero stati assassinati perché stavano ascoltando musica e non rispettavano l’apartheid sessuale, uno dei dogmi dei taleban. Ma anche la musica è vietata: ai tempi dei taleban i guardiani della virtù e della prevenzione del vizio fermavano tutte le macchine e controllavano se c’erano nastri di musica sulla vettura che venivano sequestrati e poi srotolati e lasciati svolazzare sui pali della luce a Kabul. Anche le pellicole dei film erano state distrutte.
Nella stessa provincia di Helmand sono stati uccisi dieci soldati afghani, mentre due soldati Usa sono le vittime di quello scontro che viene definito green-on-blue, dal colore delle divise. Sono infatti sempre più numerosi i casi di “fuoco amico”, i soldati afghani addestrati dalle forze occupanti che rivoltano le loro armi contro i loro trainer.
Scene di massacri purtroppo noti in Afghanistan, a sorprendere è il fatto che tutto questo avviene dopo undici anni di intervento militare occidentale e alla vigilia del ritiro delle truppe americane. A che cosa è servito l’intervento? Si pensava che almeno fosse servito a cacciare i taleban dal potere, ma non è così. Gli americani hanno cercato un negoziato con i seguaci di mullah Omar ma il contatto è stato interrotto dai taleban. Perché dovrebbero trattare se hanno la possibilità di tornare al potere senza dover rispettare delle condizioni? E anche se c’è chi ha voluto accreditare la distinzione tra taleban buoni e taleban cattivi, questa divisione non sembra suffragata dagli attacchi quotidiani sul territorio.
La musica continua ad essere vietata, così come la promiscuità e c’è da immaginare che anche le ragazze non potranno più andare a scuola, visti i numerosi casi di avvelenamento nelle scuole frequentate da ragazze. Sembra che non si dovrà attendere la partenza delle truppe occidentali per vedere tornare in vigore la legge dei taleban.