La guerra sporca del sindaco Martello

La descrizione delirante della situazione nell'isola non è quella che ho trovato trascorrendo le vacanze a Lampedusa.

La guerra sporca del sindaco Martello
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Giuliana Sgrena Modifica articolo

17 Settembre 2017 - 09.05


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Leggo con sgomento le dichiarazioni allucinanti del sindaco Totò Martello sulla situazione a Lampedusa. «I bar sono pieni di tunisini che si ubriacano e molestano le donne. Ricevo decine di messaggi di turisti impauriti, gli albergatori, i commercianti e i ristoratori subiscono quotidianamente, non ce la fanno più».

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Sono appena tornata dall’isola, dove trascorro ogni anno le mie vacanze. Rispetto al passato l’unica novità è l’aumento dei turisti, molti dei quali sono affezionati all’isola e ci tornano ogni anno. Per qualcuno i turisti sono persino troppi e non sempre rispettosi dell’ambiente.

Ma Martello parla d’altro. Non escludo che possa esserci stato qualche caso di furto (come ovunque), ma dove sono i tunisini che si ubriacano nei bar e molestano le donne? I turisti che si lamentano, gli albergatori, che non hanno mai fatto tanti soldi come quest’anno, i negozianti…. Invece io ho visto più africani neri che tunisini, giovani che lavorano nei bar, come camerieri e non ubriachi.

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Forse io sono stata su un’altra isola o Totò Martello è stato convertito da Salvini, ma francamente trovo una descrizione indegna quella che fa della sua isola e se vuole attenzione da parte delle istituzioni, non mi sembra questa la strada giusta. Se l’obiettivo è ottenere soldi, senza l’hot spot che vuole chiudere, ne arriveranno anche meno. E i turisti di fronte a queste descrizioni allarmanti saranno tenuti lontani da Lampedusa, nuocendo all’economia dell’isola. Un disastro.

I lampedusani rimpiangeranno la sindaca Giusi Nicolini che con la sua umanità aveva posto l’isola al centro dell’attenzione mondiale.

Chi va a Lampedusa non si è mai scandalizzato per la presenza di migranti, nemmeno nei periodi in cui sbarcavano direttamente sulla spiaggia dell’isola dei conigli e il centro di prima accoglienza era stracolmo fino all’inverosimile.

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Così come la solidarietà manifestata dagli abitanti difficilmente si riscontra in altre parti d’Italia. Mi ricordo il racconto di due pescatori che il 3 ottobre del 2013, quando centinaia di migranti morirono in mare (366 i corpi ritrovati), erano riusciti a salvare una ragazza eritrea. Tra tanti corpi ormai privi di vita avevano visto alzarsi una mano, era la sua, e loro l’avevano salvata e volevano tenerla a Lampedusa, ma la burocrazia l’aveva impedito.

Uno di loro è poi riuscito ad avere in affido un ragazzo senegalese. Questa è umanità.

Questa è la ricchezza di Lampedusa che il sindaco invece vuole buttare a mare.

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