Iraq, ribaltone post-elettorale | Giuliana Sgrena
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Iraq, ribaltone post-elettorale

Il blocco religioso sciita scavalca Allawi

Iraq, ribaltone post-elettorale
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6 Maggio 2010 - 11.52


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Con la regia di Tehran il partito di al Maliki annuncia l”accordo con l”Alleanza nazionale irachena e il movimento di Muqtada al Sadr Sotto la regia di Tehran il ribaltone del risultato elettorale iracheno del 7 marzo si è realizzato. L”annuncio, martedì, a Baghdad in una conferenza stampa della costituzione di un blocco sciita che comprende sia la Coalizione per lo stato di diritto del premier uscente Nuri al Maliki che l”Alleanza nazionale irachena, composta dai religiosi sciiti più radicali del Consiglio supremo islamico iracheno e dal movimento di Muqtada al Sadr, rovescia di fatto il risultato elettorale che aveva premiato la lista laica di Iyad Allawi con 91 seggi. Il nuovo blocco infatti con gli 89 seggi di al Maliki e i 70 dell”Ina raggiunge i 159, avvicinandosi alla maggioranza assoluta di 163 deputati sui 325 componenti del parlamento. Non sarà difficile per il blocco religioso sciita recuperare altri 4 deputati, soprattutto con la promessa di incarichi in vista della formazione del nuovo governo. Secondo la legge irachena la maggioranza può essere riconosciuta anche a nuove alleanze formate dopo il voto e così l”incarico di formare il governo potrà essere affidato al blocco sciita, anche perché Allawi non avrebbe mai potuto ottenere una maggioranza in parlamento. L”annuncio fatto martedì dai leader sciiti tuttavia non ha precisato il contenuto dell”accordo e nemmeno come è stata superata l”iniziale contrarietà di Muqtada al Sadr, che pur aveva appoggiato al Maliki nel 2006 ma poi, nel 2008, era stato combattuto militarmente dall”esercito iracheno sotto la guida dello stesso premier a Bassora e a Sadr city (quartiere di Baghdad), le sue roccaforti. Saranno state le promesse di al Maliki di liberare tutti i seguaci di Muqtada in carcere o la pressione degli iraniani o semplicemente il pragmatismo del rappresentante del movimento sciita più radicale che da due anni si è ritirato a Qom per studiare da leader religioso, sta di fatto che la ragion di stato o di governo sembra sia prevalsa. O forse Muqtada sarà stato accontentato in quella che era la sua maggiore richiesta: che a guidare il nuovo governo non sia Nuri al Maliki, ma il suo predecessore Ibrahim al Jafaari, uscito poi dal partito Dawa proprio per contrasti con Maliki. Di questo punto ieri nella conferenza stampa non si è parlato. Ma al Jafaari nelle settimane scorse aveva incontrato alcuni leader kurdi proprio in vista della formazione del nuovo governo. Il risultato del 7 marzo era già rimesso in discussione dalla decisione, richiesta da al Maliki, di riconteggiare manualmente tutti i voti della circoscrizione di Baghdad che assegna 70 seggi parlamentari (riconteggio in corso e che richiederà molto tempo) e dal tentativo di escludere alcuni deputati (per ora due) sunniti eletti nelle liste di al Iraqiya per odore di «baathismo». Se l”accelerazione della formazione del nuovo governo iracheno (confessionale sciita) potrà riempire il vuoto di potere e disinnescare la violenza riesplosa con la campagna elettorale e continuata dopo il voto, il fatto che il nuovo governo ignori la voglia di laicità espressa da una maggioranza anche se risicata di elettori e soprattutto l”esclusione di altre componenti della società rischia invece di perpetuare lo scontro tra le diverse confessioni. Resta da vedere il ruolo che vorrà giocare l”Alleanza kurda che nel passato governo ha spartito il potere con gli sciiti e potrebbe ripetere l”esperienza dando una copertura al blocco confessionale in cambio della massima autonomia per il Kurdistan e magari anche di una accelerazione nella soluzione del problema delle zone contestate, come Kirkuk e aree della provincia di Ninive. Gli incontri con il possibile nuovo premier Ibrahim al Jaafari lo confermerebbero.’

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