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Vincono i laici di Allawi

Allawi prende 91 seggi, Maliki 89

Vincono i laici di Allawi
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27 Marzo 2010 - 11.52


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Iyad Allawi con 91 seggi ha avuto la meglio sul rivale Nuri al Maliki, premier uscente, che ne ha ottenuti 89. Ieri, con due ore di ritardo sul previsto, finalmente la Commissione elettorale, dopo aver respinto la richiesta del premier uscente di ricontare manualmente tutti i voti, ha reso noto i risultati delle elezioni irachene del 7 marzo. Al Maliki, che ha fatto scendere in piazza i suoi sostenitori, non ci sta e non riconosce dati che definisce «non definitivi». Già nei giorni scorsi quando si prospettava questo risultato aveva paventato il ritorno della violenza. Ma la relativa sicurezza, che ha caratterizzato gli ultimi mesi prima dell”inizio della campagna elettorale, vantata da al Maliki come un suo successo è stata ottenuta dai gruppi sunniti (tribali e ex militari di Saddam) Sahwa che hanno sconfitto il grosso di al Qaeda e ora vogliono che sia rispettata la promessa del generale Usa Petraeus di reincorporarli nell”esercito iracheno. Al Maliki ha usato la censura della stampa e l”esclusione degli ex-baathisti per ottenere la vittoria che sembrava scontata dopo i risultati delle amministrative dello scorso anno. Quando però si era già avvertito, soprattutto in campo sunnita, un segnale di ritorno alla laicità. Sulla laicità e sull”unità dell”Iraq si è costruita la vittoria di Allawi, primo premier del dopo Saddam, che aveva già tentato di destituire con un colpo militare fallito. Si tratta dunque di uno scontro tra uomini forti (Allawi è passato dai servizi di intelligence iracheni a quelli britannici) e non certo tra democrazia e dittatura. Anche se sempre più spesso Nuri al Maliki in Iraq viene definito il «dittatore». I due ex-premier, entrambi sciiti, oppositori di Saddam, alleati degli americani, hanno una differenza sostanziale: Allawi è laico mentre al Maliki appartiene al partito religioso storico iracheno, al Dawa, formato negli anni ”50 per contrastare l”allora forte partito comunista. Ha vinto la lista Iraqiya, di ispirazione laico-nazionalista che candidava anche molti leader laici sunniti, non a caso ha avuto una grande affermazione soprattutto nelle zone sunnite. Ora in Iraq si apre un periodo pericoloso: il vuoto di potere in attesa di una non facile formazione del futuro governo potrebbe riaprire uno scontro violento (già ieri in attentati a nord di Baghdad ci sono stati 24 morti). Il compito di formare il governo spetta ad Allawi ma non ha i numeri, per avere la maggioranza deve ottenere l”appoggio di 163 dei 325 deputati.I partiti chiave diventano quindi l”Alleanza nazionale irachena, formata dai due partiti religiosi sciiti più radicali, che ha ottenuto 70 seggi, ma Muqtada al Sadr ha già detto che non scenderà a patti per la formazione del governo. E poi c”è l”Alleanza kurda che ha ottenuto 43 seggi (ieri il presidente kurdo Talabani ha già incontrato Allawi). L”ultima possibilità resta una coalizione tra i due rivali Allawi e Maliki, che però vanificherebbe la voglia di contare degli iracheni che con un”alta partecipazione (il 62,5%) hanno fatto una scelta precisa su due ipotesi sostanzialmente alternative. ‘

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