Testa a testa Maliki e Allawi

In attesa dei risultati elettorali

Testa a testa Maliki e Allawi
Preroll AMP

Redazione Modifica articolo

25 Marzo 2010 - 11.52


ATF AMP

I risultati definitivi delle elezioni politiche irachene del 7 marzo scorso sono annunciati per domani. Negli ultimi giorni il conteggio dei voti ha dato risultati altalenanti: primo posto alla lista del premier uscente, Nuri al Maliki, o a quella del principale rivale Iyad Allawi, ex-primo ministro. E di conseguenza si alternano le accuse di brogli, prima quelle di Allawi, ora è il premier al Maliki a chiedere il riconteggio manuale di tutte le schede con il supporto del presidente Jalal Talabani. Una richiesta avanzata con una minaccia: il riconteggio serve a «preservare la stabilità politica e a evitare un deterioramento della sicurezza e il ritorno alla violenza che era diminuita dopo molto sforzi e spargimento di sangue». Il premier al Maliki aveva fatto della «sicurezza» il cavallo di battaglia nella campagna elettorale per la sua Coalizione per uno stato di diritto. Uno slogan in netto contrasto con il suo atteggiamento autoritario, in Iraq sono in molti a chiamarlo «dittatore». Il riconteggio manuale, che richiederebbe molto tempo e comporterebbe un vuoto politico pericoloso, viene negato dalla Commissione elettorale che lo ritiene possibile sono in presenza di prove di brogli e solo nel luogo dove questi sono avvenuti.Comunque vada il testa a testa tra i due rivali non favorirà la rapida formazione di un nuovo governo. E questo prevedibile interregno è carico di insidie. Già i mesi che avevano preceduto le elezioni avevano registrato un ritorno di violenza che evidenziava una lotta per il potere senza esclusione di colpi. Quel che è certo fin da ora è che nessun partito raggiungerà la maggioranza di 163 seggi (su 325 deputati) in parlamento quindi saranno indispensabili delle alleanze per poter governare. Ma quali? Nuri al Maliki e Iyad Allawi sono entrambi uomini forti, tutti e due sciiti, con un passato discutibile (Allawi è passato dai servizi di intelligence iracheni a quelli occidentali) ma con una ipotesi politica in netto contrasto: il primo è il leader del Dawa, il partito religioso storico, nato nel 1956 per contrastare l”allora forte partito comunista, sostenuto da Tehran. Allawi è sempre stato laico e ora guida una lista, al Iraqiya, di ispirazione secolar-nazionalista, con all”interno esponenti sunniti di rilievo. Al Maliki aveva anche usato le accuse di «baathismo» per escludere alcuni esponenti sunniti della lista Iraqiya e peraltro la questione non è ancora risolta. Entrambi sono stati e sono alleati degli americani. E Allawi ha già programmato un viaggio a Tehran perché nessuno potrà governare in Iraq senza l”approvazione degli americani e degli iraniani. Se per il momento non è da escludere una alleanza Maliki-Allawi, un ruolo chiave potrebbero averlo le alleanze minori, l”Alleanza nazionale irachena, sciita composta dai partiti religiosi più radicali (di al Hakim, già alleato di Maliki, fino al movimento di Muqtada al Sadr che invece il premier aveva combattuto con l”esercito) che si classificano al terzo posto. Seguiti dall”Alleanza kurda che ha vinto come previsto in Kurdistan, ma che è stata sconfitta da Allawi a Kirkuk, città rivendicata dai kurdi. Forse proprio questa, se confermata, è stata la sorpresa maggiore insieme al successo complessivo di Allawi.I risultati non definitivi offrono un panorama profondamente cambiato, con il riemergere di una classe politica laica, che potrebbe far sperare alle donne di non perdere i diritti acquisiti. La partecipazione (62,5% degli aventi diritto) è un altro elemento importante. Ma non basta per garantire il ritorno della stabilità. La guerra non è alle spalle anche se entro il 2011 dovrebbero ritirarsi tutte le truppe «combattenti» americane e, per ora – sostiene il generale Odierno – nulla fa prevedere un cambiamento di piani.’

Top Right AMP
FloorAD AMP
Exit mobile version