Un''Italia bipartisan alla guerra impunita'

Votato il rifinanziamento delle missioni militari

Un''Italia bipartisan alla guerra impunita'
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26 Febbraio 2010 - 11.52


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Nell”eccezionalità della politica italiana anche gli interventimilitari, nuovi o vecchi con nuove regole, continuano a passare comerifinanziamento delle missioni all”estero con un voto bipartisan (sipossono ridurre i nostri soldati alla fame?).
Cosìè stato anche ieri, al senato, con la sola astensione dell”Idv e deiradicali. Così, temiamo, sarà tra pochi giorni nel voto definitivo allacamera atteso entro l”8 marzo. E in questo passaggio, sostanzialmenteincontrastato, del decreto al senato, occorre aggiungere l”aggravantedell”emendamento di dicembre sull”impunità dei nostri soldati anche peri danni ambientali, oltre che per quelli umani. 
Sarà l”esserestata vittima del fuoco amico che mi ha resa particolarmente sensibileall”impunità dei militari nelle loro missioni all”estero, ma come èpossibile che nel nostro paese non vi sia più una sensibilità rispettoa tutte le vittime che cadono sotto il fuoco dei nostri bombardieri omitragliatrici? Salvo magari andare a offrire un risarcimento in soldialla famiglia, minore se si tratta di una donna? È mai comprensibileche i nostri militari all”estero risultino così compiacenti solo con leusanze peggiori dei luoghi in cui si trovano e vengano inveceautorizzati a uccidere impunemente, inquinare con ogni tipo di arma ilterritorio soggiogato e poi magari aggiungere che l”obiettivo è quellodi cambiare il rapporto con gli abitanti dell”Afghanistan?
Come? Continuando impunemente a provocare «danni collaterali» come sta succedendo negli ultimi giorni?
Loaveva detto anche Obama vincere l”ostilità della popolazione, cambiandostrategia. Ma la strategia non è cambiata e la situazione si staaggravando. Questo dovrebbe servire a cambiare i rapporti di forza perarrivare a un”operazione come quella realizzata da Petreus in Iraq(battere al Qaeda con l”aiuto dei Consigli del risveglio) dove glialleati dovrebbero essere i taleban «buoni» per battere i nemici,ovvero i taleban «cattivi»? Troppo tardi: i cosiddetti taleban buonisono già stati recuperati dal governo Karzai senza che cambiasse lasituazione. I taleban possono essere gli interlocutori per una tregua,per la fine degli scontri militari, ma non per condividere il governodel paese, salvo voler appoggiare un emirato afghano. I taleban nonsono i sunniti dei Consigli del risveglio iracheni, cioè una forzapolitica con cui si può trattare una condivisione del potere, i talebannon sono al Qaeda, ma sono sostenuti dalla stessa ideologia anche sehanno obiettivi e metodi diversi.
Il problema è dunque quello disalvare gli afghani dai taleban e non di svenderli alle forze piùfondamentaliste, delle quali fanno parte anche altri signori dellaguerra, persino quelli che ora si presentano spudoratamente come uominidi pace, quale Gulbuddin Hekmatyar. La storia sembra fare un saltoall”indietro quando Hekmatyar aveva ottenuto dagli americani i missiliper combattere i sovietici. Ma ora i sovietici non ci sono più e atentare la stessa disavventura in Afghanistan sono gli Stati uniti conalleati occidentali. La storia non sembra aver insegnato niente. Delresto siamo un paese senza memoria. E a cinque anni dalla morte diCalipari, il 4 marzo, siamo noi a rivendicare la

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