Il bavaglio alla stampa | Giuliana Sgrena
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Il bavaglio alla stampa

Il governo minaccia la libertà di stampa

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6 Gennaio 2010 - 11.52


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Con l”avvicinarsi delle elezioni fissate per il 7 marzo, per il governoiracheno anche la stampa diventa un problema di sicurezza. L”allarme èstato lanciato dall”Osservatorio della libertà di stampa in Iraq(jfoiraq.org, una associazione indipendente di giornalisti) che èvenuto in possesso di un documento del governo che impone fortilimitazioni ai media che d”ora in poi, per poter lavorare, dovrannoottenere un”autorizzazione dai servizi di sicurezza.
«L”agenzianazionale per l”informazione e l”investigazione del ministero degliinterni ha inviato a tutti gli organi di stampa una lettera (che sidefinisce «per l”approvazione temporanea dell”attività di radio, tv etrasmissioni satellitari») con un allegato che contiene 16 condizioniper l”esercizio dell”attività giornalistica. Condizioni che, per lamaggior parte, sono una «minaccia alla libertà di stampa», sostienel”Osservatorio.
Gli organi di stampa dovranno denunciare alleautorità tutte le apparecchiature di cui sono in possesso compresequelle per la diffusione delle informazioni, la lista degli impiegaticon i loro documenti. Il tempo concesso per espletare queste denunce èdi 4 mesi, altrimenti tutte le apparecchiature saranno sequestrate.Nella lettera, in netto contrasto con la costituzione, non si fa nessunriferimento a leggi o order in vigore su cui si baserebbero le nuovedecisioni. Al punto 11 vengono indicate le modalità per la concessionedelle autorizzazioni. «La concessione delle licenze avverrà in basealla valutazione delle maggiori agenzie di sicurezza per garantire ilrispetto dei termini e il controllo delle licenze stesse in accordo conregolamenti, order, direttive e altre istruzioni».
Le questioni disicurezza vengono sempre utilizzate per restringere la libertà distampa. Era già successo in giugno quando si richiedeva ai giornalistiun”autorizzazione per fare riprese o interviste per strada.Successivamente era stato vietato alla stampa di recarsi sui luoghidegli attentati. Non sono solo le autorità governative a minacciare lalibertà di stampa, molti giornalisti denunciano ostacoli, minacceprovenienti da varie parti. Minacce che a volte giungono alle estremeconseguenze con assassinii.
Del resto l”Iraq è uno dei paesi dovei giornalisti hanno dovuto affrontare i maggiori rischi, le vittimesono state numerose. Recentemente l”attacco ai giornalisti sembravadiminuito, ma non è mai cessato. Lo scorso 23 dicembre Imad Abadi,conduttore di al Diyar, un canale di notizie satellitare, è statoferito gravemente in un agguato a Baghdad. Ora si trova in Germaniadove è stato operato al cervello. Un altro giornalista, ArsalanMahmood, del giornale kurdo Rumal era sparito in Kurdistan mentre sistava recando da Erbil a Salahdin per un servizio il 5 dicembre. Si èpoi scoperto che era stato trattenuto dal Partito democratico per un«interrogatorio».
Queste immagini sono in netto contrasto conl”immagine di libertà di espressione descritta dal ministro degliesteri iracheno Hoshyar Zebari in visita in Italia a metà dicembre.Visita in occasione della quale si è riunita la commissione mistaitalo-irachena che ha permesso di rafforzare i legami di affari tra idue paesi senza mettere in discussione la estrema precarietà (da tuttii punti di vista) delle condizioni di vita degli iracheni.

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