La vittoria preventiva di Bouteflika | Giuliana Sgrena
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La vittoria preventiva di Bouteflika

Elezioni presidenziali in Algeria, risultato scontato

La vittoria preventiva di Bouteflika
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9 Aprile 2009 - 11.52


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Sei candidati per la poltrona di presidente, ma il risultato delle elezioni che si svolgono oggi in Algeria è già stato deciso il 12 novembre scorso, quando un emendamento alla costituzione ha permesso al presidente in carica Abdelaziz Bouteflika di presentarsi per un terzo mandato (prima il limite era di due). Nessuno mette in dubbio la sua vittoria, i suoi contendenti sono di pura facciata, a eccezione dell”unica candidata donna, Louisa Hanoune, del Partito dei lavoratori (trotzkista). Il presidente uscente è sostenuto dai partiti di governo – Raggruppamento nazionale democratico, Fronte nazionale di liberazione e l”islamista Movimento sociale per la pace – che godono della stragrande maggioranza in parlamento e che hanno messo in campo tutte le loro forze, non tanto per una vittoria scontata ma per la partecipazione alle urne. Infatti alle ultime elezioni legislative, nel 2007, in Algeria ha votato il 35% degli elettori: se questo dovesse ripetersi la vittoria di Bouteflika sarebbe fortemente indebolita, anche perché gli organizzatori della sua campagna elettorale puntano sul 70% per cento (nel 1999 era stato eletto con il 73,8 per cento e nel 2004 confermato con l”83, secondo i dati ufficiali). L”astensione comunque sarà da attribuire più al disinteresse e alla disillusione degli algerini che al boicottaggio proclamato dai partiti berberi di opposizione (Ffs e Rcd). Bouteflika padre-padrone dell”Algeria non ha risparmiato mezzi per questa campagna, coinvolgendo i partiti che lo sostengono e le organizzazioni satellite: sindacati, movimenti degli studenti e della società civile, associazioni religiose, scouts, organizzazioni padronali (i commercianti hanno chiesto il condono fiscale), atleti e persino i terroristi «pentiti». Del resto il suo obiettivo è portare a termine il progetto della «riconciliazione nazionale», dopo gli anni della ribellione armata islamista, con una amnistia generale che però, ha affermato, dovrà essere approvata con un referendum. Quel referendum che invece non è stato concesso – come avrebbe dovuto- per cambiare la costituzione. Come in ogni scadenza elettorale presidenziale Abdelaziz Bouteflika lancia un referendum che si svolgerà subito dopo e che servirà da plebiscito personale dopo elezioni poco credibili, visto che il presidente uscente è l”unico in grado di competere con se stesso. Ha dalla sua parte l”apparato dello stato, i maggiori partiti e buona parte dei media, mentre quelli indipendenti non hanno dato grande spazio alla campagna elettorale. A questo occorre aggiungere che l”opposizione in Algeria si è praticamente liquefatta di fronte all”autoritarismo di Bouteflika. Certo i problemi non mancano: la disoccupazione è al 15% e la povertà cresce, anche se l”Algeria è al ventunesimo posto al mondo per le riserve d”oro, dovute alle entrate del petrolio degli ultimi anni. Gli idrocarburi restano la maggiore ricchezza dell”Algeria e coprono quasi completamente le esportazioni. Di queste entrate straordinarie, parte è andata nella realizzazione di infrastrutture ma non a migliorare le condizioni di vita della maggioranza della popolazione. In campagna elettorale Bouteflika ha promesso un piano quinquennale in cui investirà 150 miliardi di dinari (circa 1,5 miliardi di euro) e creerà 3 milioni di posti di lavoro, per il resto cancellerà i debiti dei contadini. L”agricoltura è stata fortemente penalizzata in Algeria, tanto che il paese dipende quasi totalmente dalle importazioni per coprire il fabbisogno alimentare. Quanto agli altri candidati, due sono islamisti (il partito legato ai Fratelli musulmani, Mps, è al governo): Mohamed Said (Partito della giustizia e libertà) e Djahid Younsi (El Islah). Altri due sono nazionalisti: Moussa Touati (presidente del Fronte nazionale algerino) e Ali Faizi Rebaine (presidente di Ahd 54), ma servono più che altro di facciata. Mentre la partecipazione della leader trotskista Louisa Hanoune (Pt), non nuova a una candidatura presidenziale, rappresenta comunque un”eccezione nel mondo musulmano. L”obiettivo del Pt, accusato anch”esso di collateralismo con Bouteflika, probabilmente è mantenere una visibilità al partito in vista delle prossime elezioni legislative. Tra le rivendicazione del Pt, portare il salario minimo garantito a 35.000 dinari (350 euro), nazionalizzazioni, lotta alla disoccupazione. La campagna elettorale ha comunque ignorato temi importanti quali la cultura, l”identità e la politica estera, mentre proprio ieri, vigilia elettorale, il quotidiano indipendente El Watan apriva con Obama. Forse proprio la campagna elettorale del presidente Usa ha ispirato nuovi strumenti elettorali anche agli algerini: sono infatti fioriti i messaggi via mail, i profili sul web e si può trovare il presidente Abdelaziz Bouteflika anche su Facebook. Certo l”utilizzo del mezzo è ancora un po” artigianale, ma comincia a farsi strada, e anche questa è una piccola rivoluzione. Chissà se sarà proprio il presidente a sfruttarlo al meglio?’

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