Finalmente dall”Iraq una buona notizia. Anche a Baghdad si comincia a respirare il nuovo corso di Obama. E” forse solo l”inizio, ma un segnale importante, anche se non definitivo. le sentenze non sono più così scontate: ieri il Tribunale speciale iracheno – che si occupa dei crimini commessi dal regime di Saddam – ha assolto l”ex vice premier Tareq Aziz. Ma l”assoluzione riguarda solo uno dei tre processi che doveva affrontare. E implicava la reponsabilità nella repressione di rivolte popolari che nel 1999 nell”Iraq meridionale avevano fatto seguito all”uccisione del leader religioso Mohammed Sadeq al Sadr, zio dell”attuale leader sciita radicale Muqtada al Sadr. Oltre ad Aziz sono stati assolti altri tre imputati, ex dirigenti baathisti, mentre altri sono stati condannati a pene diverse. Tra di loro Alì Hassan al Majid, più noto come Ali il Chimico, è stato condannato per la terza volta alla pena capitale, insieme ad altri due imputati. Quattro sono state le condanne all”ergastolo, più una a 15 e l”altra a 16 anni di detenzione.Tareq Aziz dovrà affrontare altri due processi: il primo lo vedrà imputato insieme ad altri sette esponenti dell”ex regime per l”esecuzione di 42 commercianti e uomini d”affari che nel 1992 avevano violato la legge sul controllo dei prezzi. Nel secondo, insieme ad altri 15 dirigenti del disciolto partito Baath, dovrà rispondere dell”uccisione e della deportazione di kurdi sciiti iracheni all”inizio degli anni 80. Il primo appuntamento davanti al Tribunale speciale sarà l”11 marzo, lo stesso giorno in cui riprenderà anche il processo contro il giornalista «lanciatore di scarpe». Speriamo che l”assoluzione di ieri sia di buono auspicio anche se non ha suscitato grandi reazioni. Forse perché a prevalere in Iraq sono ancora le condanne a morte. O perché comunque Tareq Aziz era un po” un outsider.Infatti l”ex vicepremier era l”unica voce cristiana, anche se su posizioni laiche, in un regime rigidamente musulmano – e in maggioranza sunnita come Saddam -, ma in tempi in cui i cristiani caldei potevano professare la loro fede senza problemi, mentre ora vengono perseguitati e cacciati dall”Iraq. Tareq Aziz era l”unico volto presentabile di una dittatura sanguinaria. Non a caso a lui erano state affidate tutte le missioni diplomatiche più importanti, a volte impossibili, come quella di evitare l”ultima guerra contro l”Iraq. Sua era stata l”ultima missione in Italia e in Vaticano prima dell”inizio della guerra.La caratura internazionale di Tareq Aziz non aveva tuttavia impedito agli americani di inserirlo nel mazzo di carte (come «otto di picche») degli esponenti del regime di Saddam ritenuti più pericolosi. Sicuramente Aziz era un uomo importante ma non pericoloso, visto che alla fine si era consegnato (sebbene in modo misterioso) alle autorità americane. Naturalmente questo non gli aveva garantito un trattamento di riguardo. Era stato lo stesso Tareq Aziz a scrivere dal carcere – dove è stato tenuto quasi sei anni in isolamento – sulle condizioni drammatiche in cui vivevano tutti i detenuti. A favore di Tareq Aziz, per evitare una sua paventata condanna a morte, si era mobilitata la comunità internazionale e anche molti italiani.Dopo l”assoluzione Tareq Aziz dovrebbe essere liberato, ma per ritornare presto nell”ex palazzo di Saddam dove ha sede il Tribunale speciale che lo deve ancora giudicare. Il governo sarebbe favorevole a un suo rilascio, anche per dimostrare che in Iraq vige uno «stato di diritto» (parola d”ordine del premier al Maliki nelle scorse elezioni), ma organizzazioni kurde vittime della repressione di Saddam si stanno mobilitan’
Prima assoluzione per Tareq Aziz
Ma altri due processi aspettano l''ex vicepremier iracheno'
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3 Marzo 2009 - 11.52
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