La Galizia torna ai popolari mentre nel Paese basco i partiti indipendentisti perdono l”egemonia. La situazione più chiara è senza dubbio quella della Galizia, patria di uno dei più noti esponenti del franchismo al governo della regione fino al 2005, Manuel Fraga Iribarne. Il Partito popolare, che nel 2005 aveva perso la maggioranza in seguito all”alleanza dei socialialisti con gli indipendentisti del Bloque nacionalista gallego, ora si è preso la rivincita. Su 75 seggi 39 sono andati al Partito popular, maggioranza assoluta, 24 ai socialisti e 12 ai nazionalisti. Il presidente socialista della Xunta de Galicia, Emilio Perez Tourino, ha già dato le dimissioni e il leader del Pp, Mariano Rajoy, a Madrid, esulta per la vittoria. Zapatero deve invece accontentarsi dell”avanzata del suo partito in Euskadi, dove è passato da 18 a 24 seggi, mentre il Pp ne ha persi 2. Il primo partito basco resta in Partito nazionalista basco (Pnv) con 30 seggi, ma Juan José Ibarretxe non ha una maggioranza nazionalista su cui contare per la sua elezione a lehendakari (presidente). I grandi sconfitti di questa tornata elettorale sono infatti gli indipendentisti di sinistra. Evidentemente ha funzionato la campagna per il «voto utile» drammatizzata da Ibarretxe, a scapito di altri partiti nazionalisti: Eusko alkartasuna che nel 2005 si presentava con il Pnv ha ottenuto solo 2 seggi, Esker batua (Izquierda unida che faceva parte del governo) è scesa da 3 a 1. Si è invece affermata la lista Aralar (una scissione di Batasuna che condanna la violenza dell”Eta), che è passata da 1 a 4 seggi. In totale i nazionalisti arrivano a 37 seggi, ne manca uno per avere la maggioranza. Il fronte statalista con 38 seggi (24 socialisti, 13 popolari e uno dell”UPyD, una scissione liberale del Psoe) avrebbe la maggioranza che, tuttavia, metterebbe (o almeno dovrebbe mettere) in forte imbarazzo Zapatero. Non altrettanto il Pp: il leader del Pp locale afferma di anteporre «gli interessi del Paese basco». Per ora tutti sembrano sottovalutare la grande instabilità del futuro governo basco che si può costituire in minoranza o con alleanze di interesse ma contronatura. E soprattutto la maggior parte dei politici sembrano ignorare che nel parlamento resterà senza rappresentanza la sinistra abertzale (indipendentista) che nelle urne ha portato 100.924 voti per Democrazia 3 milioni (D3M), annullati perché la lista era stata messa fuori legge. I voti di D3M avrebbero fruttato 7 deputati, rappresentando la quarta forza politica basca. Non sappiamo come andranno le trattative: il leader del Pse Patxi Lopez ha detto che non rinuncerà a candidarsi lehendakari, altrettanto farà Ibarretxe che ha vinto le elezioni, ma nessuno dei due può farcela da solo. Prevarrà il blocco statalista o si arriverà a un compromesso tra Pse e Pnv, che peraltro non sarebbe inedito? Quello che è certo è che le tensioni nel paese si acuiranno, la sinistra abertzale pur essendo fuori dal parlamento non sembra lacerata come quella italiana. La crisi economica non si è ancora abbattuta su Euskadi come sul resto della Spagna e questo ha permesso a Ibarretxe di esaltare il suo modello economico liberale, ma presto i nodi verranno al pettine. E forse sarebbe stato meglio avere una forza indipendentista con radicamento tra i lavoratori e nei settori più sofferenti della società in parlamento che fuori. Una mediazione politica dei bisogni di questi settori oltre che utile sarebbe stata necessaria. Sia per il Pnv che per il Pse. E” quindi prevedibile un futuro burrascoso per il prossimo governo basco sia esso nazionalista o statalista o misto.’
Il Pp riprende la Galizia, ii socialisti avanzano in Euskadi
Il Pnv vince ma non ha la maggioranza nazionalista per essere eletti
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3 Marzo 2009 - 11.52
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