Iraq, si pagano i maschi che sposano le vedove

Un milione le vedove irachene senza mezzi per sopravvivere

Iraq, si pagano i maschi che sposano le vedove
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30 Gennaio 2009 - 11.52


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IRAQ Un programma del governo per un milione di donne che hanno perso il maritoIn Iraq il numero delle vedove ha raggiunto il milione. Molte di loro con figli a carico vivono tra i profughi all”interno del paese o nei paesi vicini. Non avendo mezzi di sostentamento spesso subiscono abusi e molestie sessuali anche da parte di militari e funzionari di governo. In mancanza di aiuto, i figli maschi finiscono sulla strada a vendere piccole cose mentre le femmine spesso finiscono nel giro della prostituzione. Il timore del governo invece è che finiscano per appoggiare i gruppi ribelli oppure vadano ad ingrossare le fila del crimine.E” una piaga alla quale il governo deve porre rimedio. Su questo sono tutti d”accordo. Ma come? Il governo invece di aiutare la vedove ha pensato bene di compensare i maschi disposti a sposarle. Quindi se un uomo tra i 30 e i 40 anni è disposto a sposare una vedova riceverà in cambio 10 milioni di dinari iracheni (i matrimoni costano!), equivalenti a circa 8.500 dollari. Contro il progetto annunciato da Mazin al Shihan, capo del Comitato per gli sfollati di Baghdad, si è subito espressa Hanaa Adwar, leader dell”ong al Amal, da anni impegnata in difesa dei diritti delle donne. E” un gesto di «crudeltà» chiedere a una donna di sposarsi per avere un sostegno dal governo, ha detto Hanaa. Peraltro non è detto che poi sarebbe la donna a usufruire dei soldi presi dal marito. «Quello di cui abbiamo bisogno è di riabilitare questo segmento della popolazione perché le vedove diventino elementi indipendenti e produttivi della società, rendendo queste donne in grado di dar da mangiare ai loro figli. Il governo deve garantire un programma sociale e sanitario adeguato ai bisogni delle vedove», ha detto Adwar. E ha aggiunto: «La loro dignità è violata quando devono stare in fila per molto tempo per avere dal governo pochi soldi che basteranno per appena qualche giorno o quando devono dipendere dalla loro famiglia allargata».Ci sono molte donne disposte a lavorare, anche a fare lavori più umili e non adeguati al loro livello di istruzione, ma il governo non è disposto ad aiutarle, preferisce pagare un maschio per farne una serva di casa, togliendo alla donna qualsiasi dignità. Ma questo rientra nella logica di un governo guidato da partiti religiosi che ha tolto la quota del 25 per cento per le donne (prevista dalla costituzione) dalla legge elettorale per le amministrative e ha introdotto il matrimonio come risarcimento per lo stupro.’

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