Non occorre che le truppe italiane si spostino a sud nella zona dei combattimenti per entrare direttamente in guerra con i taleban, sono i taleban, e i loro nuovi adepti, che si sono installati sulle montagne vicino a Herat. L”attentato suicida che ha colpito ieri mattina due tank italiani ferendo, fortunatamente solo «lievemente», sei militari ne è la riprova. Quello di ieri mattina è l”86mo attentato del genere dall”inizio dell”anno in Afghanistan, il secondo contro le forze dell”Isaf (di cui fanno parte anche 2.400 italiani) in sole ventiquattro ore.Un segnale preoccupante di escalation mentre sarebbero in corso trattative del governo di Karzai, sempre più debole, ed esponenti taleban vicini alla guida spirituale mullah Omar, con la mediazione di Stati uniti e Gran Bretagna. Contro la possibilità di un accordo e decisi a combattere fino alla morte se le truppe straniere non lasceranno il suolo afghano sono invece i nuovi seguaci dei taleban. Un gruppo di mujahidin, una sessantina o forse più, raggruppati intorno a quello che è considerato da al Jazeera il più potente comandante taleban della zona di Herat, Ghullam Yahya Akbari. Che conosce molto bene la zona essendo stato il sindaco di Herat dal 1992 al 1996, dopo la fine dell”occupazione sovietica e fino all”arrivo dei taleban. Fuggito allora in Iran era rientrato in Afghanistan con l”arrivo di Karzai. Ma il presidente l”ha deluso: è troppo debole, tanto è vero che i venti deputati di Herat sono in sciopero perché non si sentono protetti dal governo.Dunque Akbari ha preso il comando di un gruppo di mujahidin pronti a sacrificarsi in nome di Allah contro le truppe infedeli e ha costruito intorno a Herat venti basi di addestramento, alcune già funzionanti ai tempi della «guerra santa» contro gli occupanti comunisti, per vecchi e nuovi combattenti. Che vivono tra le montagne senza confort, si nutrono di pane secco e non chiedono altro, ma hanno a disposizione le tv satellitari. «Rifugiandosi tra le montagne i mujahidin sostengono di voler evitare vittime civili adottando tattiche di guerriglia. A continuare a mietere vittime civili sono invece i bombardamenti americani, che servono solo ad aumentare il sostegno ai combattenti, taleban o loro alleati.La sfida per gli italiani diventa quindi molto più ardua con la scesa in campo dell”ex sindaco di Herat Akbari, la guerra afghana assomiglia sempre di più a quella degli anni Ottanta contro l”Armata rossa, e la fine di quella occupazione è ben nota. Come quella dei precedenti tentativi britannici. Non a caso è proprio un generale britannico, Mark Carleton Smith, a dire oggi che la guerra in Afghanistan è perdente, mentre il nuovo candidato alla Casa bianca, John Mc Cain, pensa che bastino altri 30.000 uomini per vincere la prima guerra della Nato fuori dai confini «istituzionali». Gli americani probabilmente sposteranno truppe dall”Iraq all”Afghanistan, ma nel loro riposizionamento sono stati già preceduti da al Qaeda che ha riciclato i propri jihadisti, messi in difficoltà in Mesopotamia dai gruppi sunniti, sul terreno più favorevole dell”Afghanistan, che gode anche di un ampio e controllato retroterra nelle zone tribali del Pakistan. La scadenza elettorale negli Usa si avvicina, le scelte dei candidati alla presidenza sull”Afghanistan non sembrano molto diverse, chiunque vinca dovrà far fronte a una cocente sconfitta. Nessuna forza straniera ha mai vinto sull”impervio terreno dell”Afghanistan. ‘
La trappola Afghanistan
L''ex sindaco di Herat guida i taleban contro gli italiani'
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19 Ottobre 2008 - 11.52
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