Passioni criminali | Giuliana Sgrena
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Cantante libanese fatta assassinare la ricco politico egiziano

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11 Settembre 2008 - 11.52


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È una storia di divismo, potere, politica, sesso, intrighi, vendette, tutti ingredienti degni di una soap opera, se non fosse che l”assassinio della cantante libanese Suzanne Tamim è avvenuto davvero, il suo corpo è stato ritrovato il 28 luglio 2008. E, con l”inizio del mese di Ramadan, anche la cattura del mandante dell”omicidio, l”egiziano Hisham Talaat Mustafa, finora più conosciuto per la sua ricchezza plurimiliardaria e per l”impegno politico a fianco dei Mubarak che per attività illecite. Hisham Talaat Mustafa ora rischia la pena di morte o l”ergastolo insieme all”esecutore dell”assassinio, Mohsen al Sukkary, già uomo della sua sicurezza. Per una volta l”impunità garantita ai potenti egiziani non sembra aver funzionato.La vittimaMa partiamo dall”inizio. Con i protagonisti della storia. Lei, trent”anni, una donna bellissima, tanto da non sembrare vera, attrice e cantante – la sua voce, si dice, era adatta sia alle canzoni pop che alle melodie classiche – era diventata famosa in tutto il mondo arabo dopo aver vinto nel 1996 il premio più ambito dello Studio libanese al Fan. Nel 2002 il suo ultimo album era stato pubblicato da una delle maggiori case discografiche, la Alam El Phan. E nel 2006 aveva dedicato la sua canzone Lovers alla memoria del primo ministro libanese, Rafiq Hariri, assassinato nel 2005. La sua carriera aveva subito alti e bassi legati anche alla sua vita privata e sentimentale. Dopo aver occupato i media con il suo divorzio dal primo marito, Ali Muzannar, si era sposata con Adel Matoub, impresario e producer libanese. Ma anche questo matrimonio era fallito di fronte alle pretese del marito di farle lasciare la scena e la canzone, per diventare una donna di casa. Suzanne era sempre stata una donna indipendente fin dai tempi in cui si era ribellata alle imposizioni del padre. E” per liberarsi di questo secondo marito e delle sue richieste e denunce finite anche in tribunale che l”artista aveva deciso di trasferirsi al Cairo. Deve essere avvenuto in quel periodo l”incontro e la relazione con il magnate egiziano, Hisham Talaat Mustafa. Si è trattato tuttavia di una relazione clandestina perché il potente e ricco imprenditore era sposato. Lei allora aveva deciso di lasciarlo e fuggire a Londra senza tener conto della reazione del potente Hisham che non accettava di essere lasciato e ha cominciato a minacciarla di morte. Promesse e minacce: prima aveva cercato di comprarla (sposami per 50 milioni di dollari), poi la minaccia: mi basta un milione di dollari per farti uccidere. A Londra, due anni fa, da Harrods Suzanne incontra Riyadh Alazzawi, iracheno, campione mondiale di pugilato nel 2004, che si offre di proteggerla. E chi meglio di lui potrebbe farlo? E la protezione sfocerà in un matrimonio, celebrato diciotto mesi fa. Ma le minacce si fanno insistenti e il marito iracheno di Suzanne, a sua volta minacciato, ha riferito, proprio in questi giorni, che inutilmente avevano chiesto la protezione degli agenti di sicurezza britannica. Perché a Londra, nel frattempo, era arrivato il killer incaricato da Hisham Talaat Mustafa di uccidere la donna che aveva osato respingerlo. Il killer fallisce il mandato a Londra e allora segue l”attrice a Dubai, dove possiede un lussuoso appartamento al 22.mo piano nella Jumeirah beach residence towers, regalatogli dall”ex amante che possiede, anche lui, un appartamento nella stessa torre che siIl killerQui entra in scena il killer: Mohsen al Sukkary, ex-poliziotto e agente di sicurezza all”hotel Four seasons di Sharm el Sheikh di proprietà, guarda caso, di Hisham Talaat Mustafa. Al body guard il suo datore di lavoro offre 2 milioni di dollari per uccidere l”attrice e gli fornisce tutte le facilities (documenti, visti, biglietti, etc.) per realizzare il suo criminale obiettivo. Che si realizza a Dubai, il 28 luglio. La mattina, Mohsen riesce a entrare nell”appartamento della donna mostrando al video-citofono una tessera di identificazione della società che aveva venduto l”appartamento. Entrato, l”uomo ha accoltellato ripetutamente la cantante, lasciandole una ferita profonda nella gola (voleva forse confondere le carte simulando un attacco integralista?) e sfigurandole il volto. «In dodici minuti il killer è entrato nell”edificio, ha ucciso la donna ed è fuggito», ha riferito il generale Khamis Mattar al Mazeina della polizia di Dubai, in una conferenza stampa. In effetti l”operazione è stata veloce, un”ora e mezzo dopo l”assassinio Mohsen al Sukkary era già su un aereo diretto al Cairo. Ma la sua immagine era stata registrata dalla videocamera del residence e i vestiti sporchi di sangue buttati in un cassonetto hanno fornito la prova del Dna. Al Sukkary è stato arrestato il 6 agosto in Egitto con una operazione dell”Interpol. L”assassinio ha fortemente imbarazzato l”emirato di Dubai impegnato a dare una nuova immagine di se stesso, non più come angolo isolato del Golfo ma come attrazione turistica. E per farlo aveva anche lanciato una campagna anti-corruzione che un assassinio come quello della famosa Suzanne Tamim poteva contribuire ad offuscare.Il mandanteForse anche per questo la polizia di Dubai non si è accontentata dell”arresto dell”esecutore dell”atroce assassinio, anzi, preso al Sukkary ha cominciato a perseguire l”arresto del mandante, già individuato in Hisham Talaat Mustafa, in base a intercettazioni telefoniche tra mandante e killer. Conversazioni molto esplicite, riportate anche dal giornale egiziano indipendente al Masri al Yaoum . In una di queste telefonate Mustafa dice: «i soldi concordati sono pronti» e «domani lei è a Londra e devi agire». In un”altra registrazione al Sukkary spiega di aver fallito il bersaglio a Londra e «aspettiamo di farlo a Dubai». Ma Mustafa indispettito lo aggredisce e poi taglia corto: «Ok, facciamola finita». Deve essere stata la certezza dell”assoluta impunità, piuttosto che l”ossessione di una donna, a far agire in modo così sprovveduto un uomo d”affari a capo di un simile impero economico. Messo a repentaglio per un rifiuto, in un mondo in cui non è ammesso che una donna possa scegliere autonomamente cosa fare e con chi stare e persino permettersi di rifiutare un potente. In tutta la vicenda la cosa più sorprendente per gli osservatori è la rapidità – una settimana – con cui è stata tolta l”immunità parlamentare a Hisham Talaat Mustafa permettendone gli arresti. Dopo che in agosto le autorità avevano cercato di impedire che la notizia dell”implicazione del magnate dell”industria ed esponente politico di punta fosse diffusa dai giornali egiziani – il giornale al Dusturi era stato sequestrato per presunta violazione della privacy -, riproducendo un clichè di censura che sembrava che il regime egiziano stesse cercando di superare. La censura sui giornali egiziani però non aveva impedito alla notizia di circolare attraverso Internet e la stampa del Golfo, oltre che quella araba stampata a Londra. Anche perché la sorte di Hisham Talaat Mustafa difficilmente potrà rimanere un fatto isolato. Perché? Innanzitutto l”impatto economico. Hisham Talaat era a capo di un impero economico, la più impotante società immobiliare egiziana con rilevanza mondiale. Del resto era stata l”attività edilizia del padre ad Alessandria a iniziare la costruzione di una fortuna che i Talaat avrebbero ereditato. Gli affari di Talaat erano favoriti o, meglio strettamente intrecciati, con la sua attività politica e la frequentazione della famiglia Mubarak. Questo gli garantiva praticamente il monopolio nell”accaparramento degli appalti pubblici, delle costruzioni di resort nei luoghi turistici più ambiti e anche, più recentemente, nell”edificazione delle nuove città satellite del Cairo (al Rabwa) e di Alessandria (San Stefano Grand Plaza). Ma è Medinaty il più faraonico dei suoi progetti, che prevede la costruzione di una vera e propria città nel deserto del Cairo con infrastrutture annesse. In seguito al suo arresto, avvenuto il 2 settembre, Hisham Talaat ha dovuto passare la direzione dell”impero economico al fratello Tarek. Pochi giorni prima dell”arresto la televisione di stato aveva trasmesso un”intervista in cui il magnate era accreditato come un benefattore del paese e lo stesso Hisham Talaat aveva affermato che «l”Egitto è un paese dove la legge è rispettata. Indipendentemente da chi sono, i responsabili di reati devono essere puniti». Finora difficilmente questo è avvenuto: all”inizio dell”anno un ricco proprietario di una società di traghetti era stato assolto dall”accusa di negligenza per l”affondamento del Red sea ferry che aveva provocato la morte di 1.000 persone nel 2005, provocando la rabbia dei familiari delle vittime. Dopo l”arresto il titolo del Talaat Mustafa Group in borsa ha perso immediatamente 24 punti, senza recuperarli. Ma forse il problema maggiore è quello politico: l”arresto di Hisham Talaat, deputato del Pnd, il partito al potere, e vicepresidente del Comitato economico del parlamento oltre che presidente del comitato politico del partito, getta sicuramente una cattiva luce sul Pnd e sulla gestione di Mubarak. E forse anche per questo la richiesta di togliere l”immunità parlamentare a Talaat è stata accettata con insolita rapidità, del resto le prove delle intercettazioni telefoniche erano inequivocabili e una sua difesa ad oltranza avrebbe provocato reazioni contro il potere. Naturalmente bisogna anche tener conto delle pressioni internazionali e di Dubai in particolare. Ma forse alla base della decisione c”è anche qualche dissenso che andava maturando tra i Mubara k e Talaat. Il magnate pare avesse cercato di escludere Gamal Mubarak, il figlio del presidente, dai profitti del nuovo progetto Medinaty e abbia voluto punirlo per lo sgarro. Quando i riflettori saranno spenti e i conti potranno essere regolati in casa, si potrà vedere se un nuovo compromesso sarà maturato. E forse Talaat, che avrebbe avviato una trattativa con i Mubarak, potrà evitare la pena di morte e anche il carcere. E” tuttavia difficile che gli stessi favori possano investire anche il killer, un capro espiatorio può servire a mettere l”anima in pace. Anche se Ramadan è il mese del perdono.’

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