Due milioni di ostaggi a Sadr city | Giuliana Sgrena
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Due milioni di ostaggi a Sadr city

Viaggio nel megasobborgo di Baghdad, tra case distrutte dai marine e surreali promesse di risarcimento

Due milioni di ostaggi a Sadr city
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25 Settembre 2004 - 11.52


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L”enorme agglomerato sciita di Baghdad, è isolato. Carri armati americani bloccano da giorni le vie principali d”accesso. Due milioni di persone in ostaggio. Inutile cercare di superare gli sbarramenti, per entrare e uscire gli abitanti hanno individuato strade alternative, laterali. La gigantesca bidonville è infatti attraversata da ampi viali che dividono i quartieri, da cui si diramano viuzze che penetrano dentro l”intrico di casupole addossate l”una all”altra. Zona esplosiva per le pessime condizioni di vita e per la ribellione sciita ai tempi di Saddam – quando si chiamava ancora Saddam city – aveva avuto un periodo di relativa calma con l”inizio dell”occupazione quando qui si era imposto l”ordine dei mullah, soprattutto di quelli che sostengono il leader radicale Muqtada al Sadr, per tornare ad essere, ad ondate, ancor più esplosiva che in passato.Nel regno di Muqtada al SadrLa roccaforte di Muqtada a Baghdad è tornata ad essere – insieme a Falluja – un”ossessione per gli americani, dopo l”accordo raggiunto per Najaf. I combattenti del Jaish al Mahdi, la milizia di Muqtada, sono tornati a casa, anche a Sadr city, ma la tregua è durata poco. Ogni notte una battaglia, di cui si vedono i segni sul terreno: case semidistrutte, negozi divelti, crateri sulla strada, ogni dieci metri. Il copione è sempre lo stesso e scandisce la vita quotidiana. Anche nelle minime attività: gli abitanti di Sadr city non possono più cuocere il pane nel forno a legna perché il fumo attira gli americani, così come quando sono costretti a bruciare le immondizie. Ma il peggio è la notte.«Noi finiamo di cenare alle otto, poi ci trasferiamo tutti (quindici persone) in una stanza, apparentemente più riparata, in attesa del peggio. Alle nove viene tolta l”elettricità, è il segnale che sarà un”altra notte d”incubo», racconta Kadum. «I soldati americani, accompagnati da carri armati e mezzi blindati, cominciano i rastrellamenti e le perquisizioni: entrano nelle case travolgendo tutto quello che trovano, buttano fuori la gente, molti sono stati costretti ad andarsene.Mentre gli Apache scendono a bassa quota, a bombardare. Con un rumore è assordante, che viene amplificato, insopportabile, tanto che abbiamo cominciato a dare il Valium ai bambini per cercare di farli dormire un po”. Per noi le notti sono tutte in bianco». Kadum è rientrato solo da tre giorni nella sua casa, dopo averla ripristinata. «A metà agosto, racconta, una sera, i militari americani, viso dipinto di nero e armi in pugno, hanno fatto irruzione nella mia casa spaventando terribilmente soprattutto i bambini – Kadum ha cinque figli – e costringendoci ad uscire. Ci siamo prima riparati presso i vicini. Non si trattava però solo di una perquisizione: i militari si sono installati nella casa per diversi giorni, distruggendola, sul tetto avevano messo una postazione. Tutta la famiglia, tranne mio padre che è rimasto dai vicini per avere il controllo a distanza della casa, siamo stati costretti a trasferirci da mio fratello, che ha una specie di fattoria ad al Dora, un quartiere a sud di Baghdad. Ma mio fratello, taxista, non poteva però mantenerci, così abbiamo deciso di tornare a Sadr city, dopo aver riparato i danni maggiori prodotti alla casa dall”occupazione dei militari americani». La casa di Kadum si trova all”entrata di Sadr city, poco lontano dalla moschea Mohsen, da dove ogni venerdì si può tastare il polso della tensione sciita.Nei cd i discorsi degli ayatollahMantiene la numerosa famiglia con il suo bugigattolo, sotto casa, dove vende Cd con i discorsi degli ayatollah, soprattutto quelli degli al Sadr, Mohammed Baqer e Mohammed Sadeq, oltre a quelli del di lui figlio, il leader della rivolta sciita Muqtada, di cui masterizza anche le interviste trasmesse dalle varie televisioni arabe, un”attività pericolosa visto che basta esporre un suo ritratto per essere arrestati. E poi, per arrotondare, stampa in modo un po” artigianale foto digitali. «Ma con i tempi che corrono nessuno compra Cd, anche se sono dei leader religiosi, e non basta più nemmeno la collocazione strategica vicino alla famosa moschea a favorirlo. Ora il venerdì ci trasferiamo per la preghiera perché è pericoloso stare in strada (la moschea non riesce a contenere tutti i fedeli, ndr), venerdì scorso l”appuntamento era a Khadimiya, (la più grande moschea sciita della capitale, ndr)».Il bilancio familiare è stato rovinato dai danni prodotti dagli americani. Kadum mi mostra le fotografie scattate al suo rientro a casa: mobili divelti, vestiti sparsi dappertutto, videoregistratore, computer, monitor e filtri per il video, Cd, parabola satellitare distrutti, rotti i vetri delle finestre e le porte. Ma nell”elenco dei danni e dei furti denunciati da Kadum – mi mostra la copia – anche i gioielli della moglie – qui la dote è sempre costituita da oggetti in oro – e 8.000 dollari, tutti i suoi risparmi. Nelle foto si vedono anche i resti dei viveri lasciati dai soldati. Non solo, ma questo non si può vedere nelle immagini, i soldati hanno pisciato dappertutto, anche in cucina. Quando siamo rientrati, racconta Kadum «le donne hanno lavorato tre giorni per togliere quell”odore fetido». Ovunque passano gli americani lasciano il segno della loro arroganza e del loro disprezzo, persino quando riconoscono ambiguamente il danno causato. Così di fronte alle proteste di Kadum, gli hanno dato un foglietto bianco di istruzioni per dirigersi all”ufficio iracheno competente per ottenere un risarcimento ma «senza promettere niente», accompagnato da un pezzo di carta viola, ritagliata da una scatola, in cui l”unità in questione, la A 2-5 afferma di «essere stata per parecchi giorni nella casa di Kadum Chasub e di aver causato alcuni danni» e invita l”autorità competente a «riceverlo per un risarcimento». Kadum con i due foglietti è passato da un ufficio all”altro finché gli hanno detto che, comunque, non c”erano soldi, quindi il risarcimento se lo può dimenticare.Diritto alla resistenzaKadum, dalla figura esile e dall”aspetto mite, non nasconde le sue simpatie per Muqtada ma ora si affida soprattutto a Ali al Sistani, l”ayatollah di Najaf considerata la massima autorità sciita. Kadum non si arrende facilmente. Ha affrontato gli americani anche dopo l”uccisione di un cugino che stava partecipando a una onoranza funebre interrotta da un missile. Perché? La risposta del marine è stata inequivocabile: «siamo su un terreno di guerra». Ma non era stato raggiunto un accordo a Najaf? I combattenti del Mahdi sono tornati a casa ma se aggrediti hanno il diritto di reagire e siamo aggrediti ogni notte, sostengono molti a Sadr city.’

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