La devoluzione kurda

Morti due americani, un polacco e due iracheni. Wolfowitz, criticato, lascia il Pentagono?

La devoluzione kurda
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23 Dicembre 2003 - 11.52


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Migliaia di kurdi sono scesi in piazza ieri a Kirkuk per chiedere l”inclusione della città petrolifera del nord nella regione autonoma del Kurdistan. «Kirkuk, Kirkuk, cuore del Kurdistan», lo slogan più urlato, e «chiediamo il federalismo per il Kurdistan». La manifestazione di ieri è la più grande mai realizzata a Kirkuk dalla caduta di Saddam, il 9 aprile. La città, abitata oltre che da kurdi anche da arabi e turcomanni, viene rivendicata come parte del Kurdistan, ma Saddam l”aveva esclusa – così come Mosul – dall”autonomia e anzi ne aveva accentuato l”«arabità» con l”invio nella zona di arabi provenienti dal sud, a partire dagli anni settanta. Prima erano stati gli incentivi economici – un pezzo di terra e 10.000 dinari, quando un dinaro valeva 3 dollari – a favorire l”immigrazione, poi le misure punitive del rais avevano imposto il trasferimento forzato. Caduto Saddam, i kurdi, una volta esclusi, si sono vendicati scatenando la caccia all”arabo, spesso con esiti sanguinosi. Molti arabi hanno venduto le loro case – la maggior parte concentrate in un quartiere, chiamato appunto arabo – e sono tornati ai luoghi d”origine. Altri, non senza timori, sono rimasti, rivendicando di aver partecipato allo sviluppo della città, che vanta la ricchezza di ingenti pozzi petroliferi, e proprio per questo è particolarmente ambita, anche se i leader kurdi Massud Barzani e Jalal Talabani si trincerano dietro i «diritti storici». I kurdi ne vogliono fare la capitale del Kurdistan autonomo in un Iraq federato. E da quando hanno cominciato la fuga in avanti per mettere il futuro governo provvisorio iracheno (che dovrebbe essere formato nel giugno 2004) davanti al fatto compiuto, le pressioni sono aumentate. C”è chi dice che questo sia il prezzo chiesto agli americani dai kurdi per consegnare Saddam Hussein, perché sarebbero stati i peshmerga (combattenti kurdi) a catturarlo. Non a caso il primo a dare la notizia della cattura di Saddam, attraverso l”agenzia iraniana Irna, era stato il leader dell”Unione patriottica del Kurdistan, Jalal Talabani. Comunque sia, i kurdi stanno forzando la mano e gli americani non possono certo essere ostili alle mosse del principale alleato in Iraq. Restano da vedere i contenuti di un eventuale accordo.Quello kurdo è un alleato da tenere buono – anche se la questione di Kirkuk, dove gli oleodotti vengono regolarmente dati alle fiamme per evitare l”esportazione dell”oro nero, non sarà facilmente risolvibile – tanto più che la resistenza e la violenza nel resto dell”Iraq non dà segni di flessione, nemmeno dopo la cattura di Saddam. Dal 13 dicembre, data della cattura, in una sola settimana, 49 persone sono state uccise. Anche ieri due soldati americani e un interprete sono rimasti uccisi in un attentato ad un convoglio che stava attraversando Baghdad. E il centro della capitale ieri sera è stato nuovamente scosso da due esplosioni. Una bomba è stata trovata – e disinnescata – nella casa del presidente del Consiglio governativo Abdelaziz al Hakim, che si trova a Mosca. Un soldato polacco è stato ucciso dal proiettile partito «accidentalmente» dall”arma di un suo compagno, subito dopo la visita del presidente Kwasniewski per gli auguri di Natale e per rialzare il morale delle truppe. Altre vittime, civili, a Rawa, al confine con la Siria. Una donna irachena è stata uccisa e altre due gravemente ferite quando militari americani per sfondare la porta di una abitazione hanno usato una carica di esplosivo. Il raid Usa doveva servire, secondo il comando americano, «a uccidere o catturare forze ostili alla coalizione e a distruggere campi di addestramento terroristici». Risultato vantato dal comando Usa: l”arresto di 81 persone, tra cui undici considerate «elementi importanti». La gestione dell”occupazione irachena continua ad essere oggetto di critiche negli Stati uniti. Che colpiscono soprattutto il numero due del Pentagono, Paul Wolfowitz, l”artefice della guerra in Iraq oltre che uno dei «neoconservatori» più in vista. Critiche pesanti, tanto da indurre Bush a «sacrificarlo» in vista delle prossime elezioni, secondo il settimanale Time.Sul piano diplomatico: Abdelaziz al Hakim in visita a Mosca ha ottenuto la promessa di una riduzione del debito di 8 miliardi di dollari a 3,5 se le compagnie russe potranno stipulare contratti con l”Iraq. A Roma invece il ministro degli esteri Hoshiar al Zibari ha incontrato rappresentanti della Confindustria ai quali ha sollecitato una partecipazione alla «ricostruzione» dell”Iraq. Alla Farnesina, ha approfittato dell”incontro con il ministro degli esteri per invitare sia Frattini che il presidente del Consiglio Berlusconi a Baghdad, «dove la situazione non è così male come si dice». Dopo il tacchino di Bush, Berlusconi rinuncerà a mangiare il panettone con i nostri soldati a Nassiriya? Comunque sarà buon ultimo.’

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