Afghanistan, torna la carta dei taleban

Gli Usa puntano ad un maggior coinvolgimento della Nato, che ha assunto ieri il comando dell''Isaf. Ma l''alternativa a Karzai, all''asse tagiko-russo e hazara-iraniano potrebbe essere quello pakistano-taleban, con la benedizione di Bush'

Afghanistan, torna la carta dei taleban
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12 Agosto 2003 - 11.52


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Il comando dell”Isaf (forza internazionale per l”assistenza e la sicurezza) è passato da ieri definitivamente – non ci saranno più rotazioni – nelle mani della Nato. Che entra così a pieno titolo nella campagna antiterrorismo e esce, per la prima volta dal 1949, dai confini del continente europeo. Con l”occasione si torna a parlare di una estensione del mandato dell”Isaf al di fuori della capitale. L”allargamento caldeggiato dal presidente afghano Hamid Karzai, appoggiato dal segretario generale dell”Onu Kofi Annan, incontra però resistenza nel consiglio di sicurezza da parte di paesi come la Francia. Ma c”è già chi ha pensato al come bypassare il Consiglio di sicurezza: gli Stati uniti che, non essendo riusciti a pacificare l”Afghanistan, vogliono una maggior collaborazione tra l”Isaf – con compiti di peacekeeping – e Enduring freedom – lotta al terrorismo – e hanno escogitato la via dell”espansione della Nato al di fuori del palazzo di vetro. La proposta è di Nicolas Burns, ambasciatore Usa alla Nato, ed è stata avanzata ieri dalle colonne del Wall street journal: «un”opzione per l”espansione della Nato attraverso l”Isaf potrebbe essere il sostegno e il completamento degli sforzi per lo sviluppo delle Provincial reconstruction teams (Prt, team di ricostruzione delle province), sponsorizzati da Usa, Gran Bretagna e, presto, dalla Nuova Zelanda, che hanno iniziato a facilitare la sicurezza al di fuori da Kabul». A parte la discutibile scorciatoia, ancor più opinabile è l”utilizzo di questi gruppi ibridi, formati da militari e operatori delle ong con il compito di estendere il controllo del governo di Kabul sulle zone periferiche che continuano ad essere feudi di vari signori della guerra. Con i quali gli Stati uniti hanno collaborato, pensando così di assumere il controllo della situazione; invece il risultato è che gli americani sono diventati parte dei conflitti tribali. E non sono certo i mercenari dei Prt che riusciranno a risanare la situazione. Anzi, le ong sono diventate bersaglio degli attacchi armati: giovedì nella provincia di Helmand, al confine con il Pakistan, quaranta uomini armati hanno ucciso sei soldati afghani e l”autista di una agenzia Usa; due giorni prima nella provincia di Kandahar 10 afghani erano stati brutalmente picchiati. La lista degli incidenti è lunga e ha indotto l”Onu a sospendere le proprie missioni nel sud dell”Afghanistan. Il futuro del paese è più incerto che mai: gli attacchi dei taleban, dei residui di al Qaeda e militanti del gruppo di Hekmatyar aumentano e prendono di mira anche i mullah filogovernativi che non appoggiato il jihad (guerra santa contro le truppe straniere). La violenza imperversa e riappare lo spettro che aveva preceduto l”arrivo dei taleban, quando anche l”ordine del terrore era sembrato accettabile per porre fine ai massacri. I taleban non si intrufolano più di nascosto attraverso il confine, ormai girano tranquillamente a Kandahar. Oltre frontiera in Pakistan, invece, gli ex capi taleban, armati, si riuniscono liberamente e hanno ricominciato ad arruolare adepti nelle madrasa (scuole coraniche) in cambio di soldi e motociclette. Anche per chi non è d”accordo con la loro ideologia c”è la possibilità di guadagnare qualche rupia piazzando mine o lanciando bombe. Il tutto avviene con la compiacenza o almeno con la tolleranza delle autorità pakistane.Il Pakistan torna a giocare la carta dei taleban, dopo averli abbandonati nel settembre del 2001? Osservatori e diplomatici lo sostengono. È quello che teme fortemente anche il presidente Karzai. Sembrano saperlo anche gli americani, in base ad un rapporto del comando Usa, ma l”unico ad alzare la voce, senza trovare ascolto a Washington, è l”inviato di Bush, Zalmay Khalilzad: «Sappiamo che i taleban stanno facendo i loro piani a Quetta» (il capoluogo del Beluchistan, provincia di confine). L”atteggiamento degli Usa sarebbe cambiato dopo l”incontro (24 giugno) a Camp David del presidente pakistano Musharraf con Bush, secondo l”Asia times. Quel che è certo è che Washington starebbe abbandonando il prima sponsorizzato Karzai. Perché? Anche per Karzai, che ha espresso la propria opinione al giornalista pakistano Ahmed Rashid, la risposta sta nell”incontro di Camp David. L”impressione è che Bush possa aver «subappaltato» l”Afghanistan al Pakistan. Ma perché sostenere il riemergere dei taleban (già appoggiati e poi bombardati)? Karzai non è riuscito ad estendere il proprio controllo sul paese, a controbilanciare il potere dei tagiki dell”Alleanza del nord e nemmeno a rappresentare la sua etnia, quella pashtun, maggioritaria del paese (circa il 60 per cento) e che costituiva la base dei taleban. Quindi, il malessere tra i pashtun da una parte e dall”altro il rafforzarsi dell”asse che lega i tagiki alla Russia e all”India e gli sciiti hazara all”Iran (che peraltro ha in progetto una strada che collegherebbe Herat e Kandahar al porto iraniano di Chahbahar nel Golfo rompendo il monopolio del Pakistan per lo sbocco al mare), preoccupano fortemente Bush. Non solo. Anche il rafforzamento in Afghanistan dell”India, nuovo alleato Usa, potrebbe però giocare maggiormente a favore di vecchi alleati come la Russia. Se gli Usa hanno bombardato l”Afghanistan per un disegno geopolitico più che per rimanerci, ora devono scegliere le forze che possano contrastare l”asse russo e, forse ancor più, quello iraniano. Sicuramente i taleban sono anti-russi e anti-iraniani e anche il Pakistan, nonostante la recente visita di Khatami a Islamabad, non è in grande sintonia con Tehran e soprattutto investe sulla propria rivalità con l”India. Restano da vedere le contropartite: per i taleban quasi sicuramente il «sacrificio» di mullah Omar. Per il Pakistan, sicuramente l”impegno a non cedere tecnologia nucleare ai paesi islamici, l”invio di truppe in Iraq e forse il riconoscimento di Israele. L”Afghanistan non è nuovo ai tradimenti.’

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