Fuga in massa da Kabul

Gli scenari di guerra stanno già provocando effetti devastanti in Afghanistan. Prima ancora dell''inizio dell''attesa quando imprevedibile - almeno nelle forme e nella gravità, visto che gli americani la chiamano apertamente guerra - rappresaglia ame

Fuga in massa da Kabul
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18 Settembre 2001 - 11.52


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Gli scenari di guerra stanno già provocando effetti devastanti in Afghanistan. Prima ancora dell”inizio dell”attesa quando imprevedibile – almeno nelle forme e nella gravità, visto che gli americani la chiamano apertamente guerra – rappresaglia americana agli attentati terroristici alle torri e al pentagono. Il nuovo atto della tragedia del popolo afghano, già dilaniato da vent”anni di guerra, è già cominciato. Prima ancora di vedere esplodere le bombe, decine di migliaia di afghani, quelli che ancora non avevano abbandonato il paese in tutti questi anni si stanno dirigendo verso le frontiere. Una marea di gente in cammino che ricorda l”esodo degli anni passati: gli afghani vantano da anni il triste record di profughi al mondo: attualmente sarebbero già oltre 3 milioni quelli registati dall”Alto commissariato dalle Nazioni unite, ma in realtà sono molti di più. Un esodo che ricorda però anche la fuga in massa dei kurdi dalla guerra del Golfo. Prima che alla guerra gli afghani ora cercano di fuggire alla fame, assicurata dopo il ritiro delle organizzazioni umanitarie. I timori di un esodo di massa denunciati ieri dall”Alto commissariato dell”Onu per i rifugiati, erano già stati avanzati nei giorni scorsi dal coordinatore per l”Afghnistan delle Nazioni unite che parlava di un milione e mezzo di nuovi profughi. Questo è l”effetto del ritiro delle organizzazioni umanitarie e della sospensione dei loro programmi di fronte all”aumento della instabilità. Solo il World food programme forniva cibo a 3 milioni di persone, ora si calcola che circa 6 milioni di afghani (il 25 per cento della popolazione) siano a rischio di sopravvivenza. E a partire da Kabul sono ora anche le famiglie dei taleban.Dove andranno? I paesi che già ospitano il maggior numero di profughi (Iran e Pakistan) hanno già chiuso le frontiere: dal Khyber pass transitano solo coloro che hanno permessi regolari. Come negli anni scorsi, ai posti di frontiera cominciano ad ammassarsi migliaia di profughi. Intrappolati tra le truppe e gli scud schierati dai taleban che ieri hanno anche chiuso la spazio aereo e i 25 mila soldati inviati sul versante opposto dal generale pachistano Musharraf.Mentre tenta ancora la via diplomatica il Pakistan sta preparando la guerra e ha già sul proprio suolo 50 esperti militari statunitensi. I taleban rischiano di perdere l”alleato più solido di tutti questi anni, che aveva contribuito alla nascita e alla crescita del movimento ultraintegralista. Molto dipenderà dalla risposta che i fanatici di Kabul daranno alla delegazione pakistana che si trova in Afghanistan per chiedere ai taleban la fine della protezione finora garantita a Osama bin Laden, ritenuto dagli Stati uniti il principale responsabile degli attentati terroristici della settimana scorsa.La delegazione, guidata dal generale Mahmud Ahmed, capo dei servizi di informazione di Islamabad, ieri ha deciso di trattanersi a Kabul per altre 24 ore. Prima di trasferirsi a Kabul per incontri con il governo, la delegazione si era incontrata a Kandahar con la guida spirituale dei taleban, il mullah Muhammad Omar, il vero capo dei taleban che peraltro finora ha sempre difeso Osama bin Laden. Anche la proposta più volte escogitata di consegnare bin Laden ad un tribunale islamico e non agli Stati uniti, in questo momento sembra senza grandi possibilità di successo. Proprio nel momento in cui mullah Omar lancia appelli alla jihad, la “guerra santa”, che peraltro fa presa anche tra i fondamentalisti pakistani. E” un compito arduo quello del Pakistan, che ben conosce l”intransigenza dei suoi vicini e che ora deve giustificare la nuova posizione assunta anche se sotto il ricatto economico: la disponibilità a fare da base agli attacchi Usa verso l”Afghanistan. E non serve a molto nascondersi dietro il paravento di una decisione che dovrà comunque essere presa dalle Nazioni unite.Il Pakistan è ora minacciato dai taleban afghani e anche dai fondamentalisti interni che manifestano a sostegno di bin Laden. Le organizzazioni pakistane pro-taleban hanno infattilanciato un appello a manifestare contro la possibile rappresaglia Usa verso l”Afghanistan venerdì dopo la preghiera. “Gli attacchi americani sono un complotto e non dobbiamo cadere in questa trappola”, ha detto Qazi Hussain-Ahmed, leader del maggior partito islamico pakistano Jamaat-i-islami.Se il Pakistan rischia di implodere, gli americani cominciano a temere una vendetta contro i propri cittadini in caso di rappresaglia. Per questo le rappresentanze diplomatiche statunitensi a Islamabad e Karachi hanno deciso di chiedere l”autorizzazione al Dipartimento di stato per far partire il personale non indispensabile. Gli americani hanno già abbandonato Peshawar, al confine con l”Afghanistan.Dall”Afghanistan non si può uscire ma neanche entrare. Ieri non è potuto rientrare nemmeno Gino Strada, il noto medico di Emergency. Il paese è completamente isolato. Con il ritiro di tutti gli stranieri dall”Afghanistan non si sa che fine faranno gli otto volontari occidentali dell”organizzazione Shelter now international sotto processo a Kabul con l”accusa di proselitismo. Circola voce che tre le condizioni poste ai taleban per evitare un attacco vi sarebbe anche il rilascio di questi prigionieri di cui non si hanno più notizie. Non è stata confermata nemmeno la notizia della ripresa del processo che sarebbe avvenuta ieri. In questa situazione non si può che temere per la loro sorte.’

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